Clinical Case Report del Dott. Roberto Garrone
La professione odontoiatrica è sempre di più sotto l’influsso di un nuova “onda digitale” visibile in quasi tutte le locandine dei congressi nazionali ed internazionali e in tutte le riviste specializzate del settore. La tecnologia digitale viene normalmente abbinata ai protocolli per la chirurgia implantare guidata e ai software di progettazione implantare, dimenticando come essa abbia ormai notevoli influssi in quasi tutti i settori dell’odontoiatria moderna: dalla fotografia alla protesi passando per la diagnostica.
Digitale non vuole però dire solo tecnologia applicata ad una specifica operazione ma un totale “cambiamento” di “modus pensandi et operandi”. Significa realizzare e gestire un protocollo clinico in un unico processo lavorativo fatto di momenti concatenati tra di loro che utilizzando lo stesso linguaggio operativo possono condividere un numero elevato di informazioni normalmente non condivisibili nella stessa misura, per arrivare a realizzare un risultato il più in linea possibile con le esigenze del clinico e le aspettative del paziente.
Dalla diagnosi alla protesi passando attraverso la chirurgia implantare questi momenti si intersecano tra di loro e vengono uniti nel concetto di workflow. Il workflow o flusso di lavoro si concretizza nel momento in cui tutti i dati disponibili ( CBCT, anatomia dei tessuti molli, ceratura diagnostica, programmazione implantare) sono fruibili contemporaneamente, a disposizione dell’operatore per la realizzazione di un risultato implantare protesicamente guidato. Il flusso dovrà anche essere semplice, aperto, con meno difficoltà ed intoppi possibili durante la realizzazione, per consentire anche a chi è poco pratico nell’utilizzare queste “nuove tecnologie” di usufruirne nella pratica quotidiana in modo da migliorare la pianificazione implantare, ridurre i tempi chirurgici, ridurre i costi, e progettare una riabilitazione da consegnare “chair side” al paziente alla fine della chirurgia. Il nuovo protocollo Biomax denominato NaviBOX® racchiude anni di lavoro e ricerca da parte di Colleghi esperti in digitale con un occhio particolare alla semplificazione delle procedure e all’unione dei flussi sotto lo stesso operatore.
Materiali e metodi
Mediante l’utilizzo del nuovo protocollo Biomax per il flusso digitale naviBOX®, che raggruppa in sé tutti gli elementi di una filiera digitale, si è voluto dimostrare come, anche in un caso implantare apparentemente semplice come un’edentulia posteriore bilaterale, una progettazione attenta, l’utilizzo di un protocollo di chirurgia guidata, possa permettere al clinico esperto e al meno esperto di bypassare difficoltà anatomiche ed evitare errori che potrebbero danneggiare il paziente dal punto di vista funzionale ed estetico. La prima fase del flusso digitale Biomax si avvale di un software progettato direttamente per l’azienda che consente di visualizzare e manipolare i DICOM 3 delle più utilizzate Cone Beam in commercio. I file caricati nel software vengono inviati al centro Biomax dove mediante un repere radiologico personalizzato denominato naviBITE® (FIG. 1), indossato dal paziente durante l’esame diagnostico, vengono accoppiati ai file DICOM i file STL e CAD della ceratura diagnostica. Dal centro di produzione Biomax i file dei due elementi (osso e protesi) così accoppiati ritornano al software naviMAX® dove anche il clinico meno esperto potrà con estrema semplicità inserire un impianto guidato dai profili protesici, scegliere la dima più consona al suo tipo di chirurgia (ossea, mucosa , dentale), progettare i pin per la stabilizzazione della stessa sulla struttura anatomica e replicare la struttura protesica seguendo fedelmente la morfologia della ceratura diagnostica, scegliendo tra provvisori singoli in PMMA , ponti con framework metallico di due o più elementi sempre in PMMA o Toronto Bridge realizzati sempre con barra di rinforzo ed elementi in PMMA da incollare mediante tecnica indiretta ai monconi provvisori implantari. Il naviBOX®, ultimo elemento del flusso, racchiude al suo interno tutto il materiale scelto per il caso clinico progettato: componentistica implantare, componentistica protesica, modelli e dima per la chirurgia guidata.
Caso Clinico
Paziente di anni 45, sesso M, ASA1. All’esame obbiettivo il paziente presenta edentulia mandibolare bilaterale con esiti di atrofia e abbondante vallo distale.
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Vieni ad approfondire con noi questo e numerosi altri temi clinici durante il prossimo 22° Congresso internazionale di terapia implantare, che si svolgerà a Verona dal 19 al 21 Settembre 2019.